Fotovoltaico: la UE indaga sull’export cinese
Che la produzione cinese abbia oramai invaso qualsiasi ambito della nostra economia è cosa nota a tutti. Chiunque di noi si è imbattuto almeno una volta della vita (ma a dire il vero quanto stiamo per dire è pratica quotidiana) in un prodotto di abbigliamento, di arredamento, tecnologico ecc made in China.
Fino a qui nessun problema o quasi. Ma le preoccupazioni del consumatore europeo ci sono e riguardano soprattutto la qualità di ciò che si acquista, mentre quelle dei produttori del Vecchio Continente sono relativi ai costi di vendita delle produzioni cinesi. E’ il caso del fotovoltaico: gli impianti fotovoltaici prodotti in Cina infatti hanno un costo sensibilmente più bassi di quelli costruiti in Europa nonostante, a quanto riferisce un gruppo di società europee solare guidate da SolarWorld, la loro qualità sia inferiore. Si accusano i produttori cinesi di dumping, cioè di praticare quella scorretta operazione economica che consiste nel vendere all’estero un proprio prodotto a costo inferiore rispetto a quanto è in vendita nel proprio Paese.
A seguito della denuncia però sembra che qualcosa si stia muovendo visto che la Ue ha deciso di andare a fondo e ad indagare su tutto questo: Bruxelles sta studiando il caso che sta mettendo in seria difficoltà la produzione in Europa ma dalla Cina fanno sapere che le limitazioni dei loro prodotti “non solo ledono gli interessi della nostra industria quanto di quella europea, ma possono anche distruggere il sano sviluppo del settore globale dell’energia solare”. Si tratta di una vicenda a dir poco complessa dal momento che il colosso cinese, uno dei pochissimi che in questa fase storica fa registrare Pil significativi di crescita, è sempre molto sensibile al proprio sviluppo all’estero e la Ue deve necessariamente maneggiare con cura la materia.