Time lapse nei cantieri e diritto di privacy
Realizzare dei video in modalità time-lapse dei cantieri in costruzione, e rispettare la riservatezza dei lavoratori, possono rappresentare a prima vista due aspetti inconciliabili.
Se queste riprese possono richiedere mesi, se non anni, ed è proprio per questo interessante effettuarle, dall’altro lato bisogna tutelare la riservatezza di chiunque ci lavori o transiti. Così come è consentita l’adozione di dispositivi di videosorveglianza.
Normative a tutela dei lavoratori e filmati timelapse
La prima direttiva da considerare è lo Statuto dei Lavoratori (legge 300/1970), all’art. 4 preclude in maniera esplicita la fruizione di attrezzature audiovisive mirate al controllo dei dipendenti. Proibizione citata anche dal decreto sulla privacy (D. Lgs 196/2003).
Lo Statuto dei Lavoratori, all’art. 4, in una certa misura è stato modificato propriamente nella parte cin cui parla dei mezzi di tecnologia e informatica, autorizzando l’uso di camere nelle ipotesi di date esigenze produttive o organizzative, oppure che ne garantiscano la sicurezza dei dipendenti e del patrimonio ambientale.
L’apparato dedicato al compimento di video in modalità timelapse in cantiere, non mira al monitoraggio delle attività lavorative, ma ha fini commerciali. Su questo punto si consiglia la lettura del libro di Confcommercio: ’’Jobs Act: a nuova disciplina sui controlli a distanza e le regole sulla Privacy’’.
Si tollera quindi l’uso di mezzi di cattura per produrre video time lapse in cantieri e aree edili, concordandone la presenza insieme alle rappresentanze sindacali, oppure dandone avviso all’Ispettorato del Lavoro.
Si precisa che l’Ispettorato del Lavoro, con la circolare n 5 del 19 febbraio 2018, scritta in cooperazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha disposto delle norme in materia di utilizzo di mezzi audiovisivi con cui si possa visionare a distanza l’operato.
E’ concesso l’impiego di strumenti di ripresa video ma solamente in casi d’eccezione oppure temporanei, consolidando le esimenti, come tutelare la ‘’sicurezza del lavoro’’, il ‘’patrimonio aziendale’’ e le ‘’particolari esigenze produttive o organizzative’’. Un contesto dove è semplice inquadrare le operazioni per la realizzazione del filmato timelapse del cantiere.
Identificazione e protezione dati
Se non dovesse essere sufficiente o di immediata comprensione, va ribadito che un time lapse del cantiere non ha alcun fine di controllo.
In proposito ci si riallaccia alla normativa del Garante per la protezione dei dati personali del’8 aprile 2010, al punto 4.5, ossia dove si affronta proprio lo ’’Utilizzo di web cam o camera-on-line a scopi promozionali-turistici o pubblicitari’’, accettandone l’uso se ‘’con modalità che rendano non identificabili i soggetti ripresi’’.
Conclusi i lavori, durante la visione del filmato, si vede immediatamente come i volti siano irriconoscibili: ciò è dovuto alla velocità con la quale scorrono le immagini. Lo si evince da questo articolo che illustra nel dettagalio come fare un time lapse in un cantiere edile: i fotogrammi vengono trattati con un elevato valore di frame blending, per creare un effetto di transizione tra un fotogramma e l’altro. Questo complica il riconoscimento di qualsiasi particolare diverso dalle costruzioni. Se a questo si aggiunge che i fotogrammi trattati sono in numero davvero imponente (basta usare questo calcolatore di time lapse per rendersene conto) pare davvero arduo identificare un soggetto per essere stato ripreso all’interno di un cantere.
Time lapse e IA
Per fare dei time lapse, si fa uso spesso di software avanzati che mutuano funzionalità importanti abbondantemente utilizzate nel riconoscimento facciale e nei sistemi di videosorveglianza, grazie all’ intelligenza artificiale.
Con queste funzionalità si possono mascherare oggetti, dettagli o corpi, dopo averli individuati ed isolati.
Per individuare i dati sensibili e le zone da escludere dal time lapse, esistono anche plug in che rendono questo processo più semplice: selezionano e rendono irriconoscibili le zone scelte. Sono algoritmi, nati per affinare i dati catturati, ma che in questo caso vengono utilizzati al contrario: il programma mette a fuoco il dato di interesse, lo isola e poi sfoca.
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